Varie sono le ipotesi circa l'origine del nome Mondragone.
La più plausibile è che esso sia stato plasmato, quasi per abitudine, dalla popolazione locale durante l'epoca dei primi nobili normanni. In questo periodo, infatti, uno dei tanti "Reggenti" della Rocca Montis Dragonis che, per un tempo brevissimo, ebbe l'onere e l'onore di amministrare le terre di Mondragone, fu il normanno Drogone d'Altavilla (cognato di Riccardo Drengot, reggente di Aversa e di Guaimario V, principe di Salerno)[4][5]. Questi chiamò "Rocca" la nascente fortificazione militare fatta costruire sui primi villaggi posti sul Monte Petrino. Non un nome di fantasia il suo, ma scelto in onore della figlia, Rocca d'Altavilla. Gli abitanti, poi, collegandola a lui, partorirono il nome di Rocca di Drogone (in quanto possessore) che, inevitabilmente, col passare del tempo si è trasformato in Rocca Monte del Dragone.
Altra ipotesi, invece, e forse la più suggestiva e leggendaria, è quella che vuole la presenza di un drago sulle pendici del Monte Petrino.[6] Jacopo Sannazaro, nella sua opera "Arcadia", parlando della Rocca di Mondragone, raccontava di un incontro avvenuto con Giovanni Pontano, il quale descrisse gli odori emanati da un alito puzzolente che fuoriuscivano da una grotta alle pendici del Monte Petrino "[...] che uccideva chiunque vi si appressava [...]"[7]. E per queste ragione il nome del Drago è impresso sul monte.[7][8]
Vi sono due spiegazioni plausibili che giustificano l'esalazione di odori nauseabondi descritti dal Pontano. La prima si riferisce al fatto che "l'alito omicida del Drago" altro non era che l'effetto di mofete solfuree, delle terme minerali descritte ampiamente in Sinuessa. Altra ipotesi, al momento non dimostrabile, è che all'interno di queste grotte vi fossero installati degli scarichi spartani provenienti dalle pendici del Monte. Un'ipotesi questa, abbastanza plausibile, in quanto sono state già scoperte delle grosse cisterne d'acqua sulla Rocca (scavi archeologici 2002/2009). Nulla vieta che vi fossero anche collegamenti a "fosse settiche" poste all'interno di queste grotte, alle pendici del Monte Petrino. Futuri scavi ne dimostreranno le origini.